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- AVATAR -
RECENSIONE SENZA SPOILER, LEGGETE LIBERAMENTE


Ok, ho visto 'sto benedetto Avatar. La mia opinione in una frase: si tratta di un buon film di fantascienza.
Ma davvero, non fa parte della storia del cinema, non è un capolavoro e Cameron – semmai ci fosse bisogno di ulteriori prove – si conferma un regista onesto, ma niente di più.
Il lato positivo di questo film è senza dubbio l'impatto visivo, gli effetti speciali insomma. Tutto è molto grande, tutto è molto bello, tutto è molto realistico, tutto è visibilmente ben studiato ed approfondito (ma con grosse ingenuità creative, come vi dirò).
I Na'Vi sono belli (Neijtiri è proprio bellissima... ma lo è anche perchè l'attrice che la interpreta è bellissima) e sono efficacemente espressivi, arrivando in certe inquadrature ad essere perfettamente credibili come "persone vere". Solo in certe inquadrature, però... ma di questo dirò più avanti.
Il film ha i suoi momenti emozionanti (anche se si tratta di facilonerie, in puro American Style), e l'immaginario creato è efficace.
Lo spettacolo insomma è assicurato, e si riesce a passare la durata della pellicola – che è notevole, quasi 2 ore e 45 minuti – senza troppi problemi. Avatar in poche parole merita di essere visto, e su questo non ci piove.
Ma nonostante la magnificenza visiva, questo film in tutta onestà non si merita il titolo di capolavoro che troppi critici servizievoli e troppi fans poco obbiettivi gli hanno concesso (non è nemmeno il miglior film di Cameron, infatti secondo me Abyss è migliore e più... profondo), e tanto meno merita le voci che circolano sul suo presunto valore "storico".
Il problema di Avatar è il suo essere davvero carente dal punto di vista dell'originalità, in qualunque campo. La trama può essere scritta prima di vedere il film da chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il cinema e con la narrativa in generale; non c'è un colpo di scena che sia uno in tutta la sceneggiatura, nessun avvenimento inaspettato, niente che davvero sorprenda: la vicenda si è sviluppata esattamente come l'avevo prevista, ed anzi ci sono diverse piccole ingenuità nella sceneggiatura tipiche dei blockbuster. Molte delle situazioni e tutti i contenuti di Avatar sono già stati visti pari pari in altri film, fumetti, romanzi o cartoni animati, e per citare solo i titoli che mi sono venuti in mente durante la visione (in ordine sparso): Matrix, Balla coi Lupi, Pocahontas, Evangelion, Il Signore degli Anelli, La Principessa Mononoke, Jurassic Park, Alien, Alien 2, Abyss (eh si, Cameron si autocita...), eccetera.
Anche visivamente, per quanto tutto sia grande e bello, davvero le cose che sorprendono sono poche, pochissime. Tutto il pianeta Pandora è bello, bellissimo... addirittura troppo bello, patinato. E' una natura finta, ricorda per certi versi i giardini Zen giapponesi: manca il caos, manca lo sporco, mancano insomma il "brutto" e la componente autenticamente violenta e terrificante che fanno parte della Natura (quella con la N maiuscola).
I Na'Vi sono belli e giusti, il loro rispetto per le creature del pianeta è massimo e anche le creature del pianeta rispettano loro e bla bla bla... insomma, la natura di Pandora è una cosa da fricchettoni new age o da rivista, non da tribù nativa. Per parafrasare un bellissimo film (Coraline): "Dici che ti piace la natura, ma non ti piace il fango".
Anche sul piano prettamente creativo, Avatar non è niente di che. La flora di Pandora è in sintesi una comune giungla tropicale terrestre, arricchita con luminescenze assortite ed elementi "marini" come anemoni ed esseri simili ai coralli; gli animali sono belli, ma per me che conosco un po' la fauna terrestre non è difficile riconoscere ogni specie esistente alla quale i "creativi" al servizio di Cameron si sono ispirati.
Per carità, hanno fatto un ottimo lavoro e se non ci si lascia andare a considerazioni etologiche o anatomiche tutto funziona ed è bello (anche se, ripeto, poco originale).
Quello che però si fa fatica a digerire sono proprio i Na'Vi, che su Pandora sono completamente ed inequivocabilmente fuori contesto.
Al di la della scelta della forma umanoide – comprensibilissima per ragioni di identificazione, ma poco giustificabile dal punto di vista evolutivo – ci sono molte ingenuità creative in questi indigeni, che a mio parere inficiano la credibilità di quel mondo alieno:
1 - Tutte le creature visibili su Pandora sono esapodi (cioè hanno 6 arti). Tutte tranne i Na'Vi... ora, sulla Terra tutti i vertebrati terrestri sono tetrapodi (cioè hanno 4 arti), nessuno escluso. Perchè su Pandora si sfugge a questa regola?
2 - Tutte le creature visibili su Pandora hanno narici molto semplici posizionate sul petto. Tutte tranne i Na'Vi, che hanno un complesso naso da felino;
3 - Tutte le creature visibili su Pandora sono glabre, non hanno peli, piume o penne. Tutte tranne i Na'Vi, che hanno i capelli (e che capelli) ed un ciuffo di peli sulla punta della coda;
4 - Tutte le creature visibili su Pandora hanno 4 occhi. Tutte tranne i Na'Vi, che hanno i loro due begli occhioni da felino;
5 - Tutte le creature visibili su Pandora possiedono due "organi di connessione" (chi ha visto il film capirà). Tutte tranne i Na'Vi, che ne hanno uno solo;
La domanda sorge spontanea per chiunque capisca un minimo di biologia: da cosa diavolo si sono evoluti i Na'Vi?
Eppure bastava poco, bastava farli esapodi e con le narici in un posto bizzarro. Insomma bastava essere un po' originali, cosa che avrebbe anche aiutato il – presunto – messaggio di tolleranza ed amore per la Natura.
Avatar: ne ho elencato i difetti non per dire che sia un brutto film...è un buonissimo lavoro, come già detto. Ma... Capolavoro? Storia del cinema? Per carità.
In definitiva si tratta del più classico "filmone americano" come ce ne sono molti, bello e divertente ma che onestamente (fan di Avatar, mettetevi una mano sul cuore ed ammettete che ho ragione) non può meritarsi più di un 7.5 in pagella.
Manca troppo in originalità in qualunque campo (sceneggiatura, musica, regia, tutto insomma) per potersi meritare di più, e soprattutto per essere ricordato come una pellicola che segnerà la storia del cinema.

 

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© Matteo Bacchin